Tonino l'invisibile

di Gianni Rodari

Tonino l'invisibile

.:: Libro digitale ::.

     
Una volta un ragazzo di nome Tonino andò a scuola che non sapeva la lezione ed era molto preoccupato al pensiero che il maestro lo interrogasse.
"Ah, – diceva tra sé, – se potessi diventare invisibile..."
Il maestro fece l’appello, e quando arrivò al nome di Tonino, il ragazzo rispose: Presente!, ma nessuno lo sentì, e il maestro disse: – Peccato che Tonino non sia venuto, avevo giusto pensato di interrogarlo. Se è ammalato, speriamo che non sia niente di grave.

     
Cosí Tonino comprese di essere diventato invisibile, come aveva desiderato.
Per la gioia spiccò un salto dal suo banco e andò a finire nel cestino della carta straccia. Si rialzò e si aggirò qua e là per la classe, tirando i capelli a questo e a quello e rovesciando i calamai. Nascevano rumorose proteste, litigi a non finire.
Gli scolari si accusavano l’un l’altro di quei dispetti, e non potevano sospettare che la colpa era invece di Tonino l’invisibile.
Quando si fu stancato di quel gioco Tonino uscí dalla scuola e salí su un filobus.

     
Tonino si avviò verso la scuola, per assistere all’uscita dei suoi compagni. Difatti li vide uscire, anzi, rotolare giú a valanga dai gradini della scuola, ma essi non lo videro affatto.
Tonino si affannava invano a rincorrere questo e quello, a tirare i capelli al suo amico Roberto, a offrire un lecca-lecca al suo amico Guiscardo. Non lo vedevano, non gli davano retta per nulla, i loro sguardi lo trapassavano come se fosse stato di vetro.

     
Stanco e un po’ scoraggiato Tonino rincasò. Sua madre era al balcone ad aspettarlo.
– Sono qui, mamma! – gridò Tonino.
Ma essa non lo vide e non lo udí, e continuava a scrutare ansiosamente la strada alle sue spalle – Eccomi, papà, – esclamò Tonino, quando fu in casa, sedendosi a tavola al suo solito posto.
Ma il babbo mormorava, inquieto: – Chissà perché Tonino tarda tanto. Non gli sarà mica successa qualche disgrazia?
– Ma sono qui, sono qui! Mamma, papà! – gridava Tonino.
Ma essi non udivano la sua voce. Tonino ormai piangeva, ma a che servono le lagrime, se nessuno può vederle?

     
– Non voglio piú essere invisibile, – si lamentava Tonino, col cuore in pezzi. – Voglio che mio padre mi veda, che mia madre mi sgridi, che il maestro mi interroghi! Voglio giocare con i miei amici! È brutto essere invisibili, è brutto star soli.
Uscí sulle scale e scese lentamente in cortile.
– Perché piangi? – gli domandò un vecchietto seduto a prendere il sole su una panchina.
– Ma lei mi vede? – domandò Tonino, pieno d’ansia.
– Ti vedo sí. Ti vedo tutti i giorni andare e tornare da scuola.
– Ma io non l’ho mai visto, lei.
– Eh, lo so. Di me non si accorge nessuno. Un vecchio pensionato, tutto solo, perché mai i ragazzi dovrebbero guardarlo? Io per voi sono proprio come l’uomo invisibile.

     
– Tonino! – gridò in quel momento la mamma dal balcone.
– Mamma, mi vedi?
– Ah, non dovrei vederti, magari. Vieni, vieni su e sentirai il babbo.
– Vengo subito, mamma, – gridò Tonino pieno di gioia.
– Non ti fanno paura gli sculaccioni? – rise il vecchietto.
Tonino gli volò al collo e gli diede un bacio.
– Lei mi ha salvato, – disse.
– Eh, che esagerazione, – disse il vecchietto.




Credits
Testi di Gianni Rodari
Voce Anna F. Leopardi
Immagini Alunni classe II A
Plesso Saline
IC Rodari Montesilvano
a.s. 2019/20